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Immagine del redattoreDott. Massimiliano Paparella

La psicopatologia della funzione alimentare


Alimentarsi è un comportamento comune a tutti gli esseri viventi, oltre che necessario. Il neonato, già alla nascita, possiede un equipaggiamento neurofisiologico particolarmente sviluppato: il riflesso dei punti cardinali accompagnato dalla rotazione della testa, il riflesso di suzione, il riflesso di deglutizione…che rappresentano delle unità motorie immediatamente utilizzabili.

Questo, però, non significa che ogni bambino presenta lo stesso comportamento di fronte al nutrimento: le ostetriche distinguono rapidamente, fin dai primi pasti, i “piccoli mangiatori” e i “ghiottoni”. Si può anche notare che ci sono neonati che succhiano con un ritmo rapido, quasi senza pausa, e altri che hanno invece un ritmo di suzione più lento ed interrotto da alcuni arresti. Alcuni bambini, inoltre, piangono e si agitano rumorosamente di fronte ad un’attesa per loro ritenuta frustrante, altri invece sembrano attendere più tranquillamente l’arrivo del nutrimento. Alcuni succhiano ad occhi aperti, altri ad occhi chiusi.

Queste differenze, tuttavia, sono da considerare modalità che ciascun bambino ha di mangiare, e non manifestazioni patologiche: l’importante, infatti, è che il bambino non scenda troppo al di sotto del peso previsto o che non vada troppo al di sopra.

Di solito, comunque, i bambini che mangiano dal seno si regolano da soli, a meno che non sorgano delle problematiche durante l’interazione bambino-madre: ci sono madri che sollecitano il bambino a mangiare, che non si adattano ai bisogni del bambino, che ritengono l’alimentazione del bambino un dovere privo di significato affettivo… oppure vi è uno scarto tra l’accoglienza materna ed i comportamenti del bambino “bisognoso di cibo”…

Anche la società spesso interviene nell’interazione madre-bambino: tutti, credo, sono per esempio a conoscenza della credenza stereotipata che “più il bambino mangia, più è brava e buona è la madre”.

La patologia della funzione alimentare, dunque, si verifica nel momento in cui la relazione e il contatto che s’instaura tra il bambino e la madre-ambiente non rispetta i bisogni di entrambi: sia quando i bisogni fisiologici-del Sé del bambino non sono riconosciuti e soddisfatti, sia quando manca lo “scudo protettivo esterno” che permette alla madre d’essere tale. Al sorgere di tali complicanze, infatti, si possono notare, nel bambino come nell’adolescente, delle patologie della funzione alimentare, quali: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, la Pica, la potomania e i disturbi psicosomatici legati alla funzione alimentare.

L’anoressia nervosa è il rifiuto di mantenere il proprio peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l’età e l’altezza. L’anoressia può comparire già nel neonato (anoressia del terzo trimestre), e distinguersi in due forme: semplice (che compare come una reazione passeggera allo svezzamento, ad una malattia intercorrente…, e grave (duratura, con rifiuto massiccio d’introiettare e d’incorporare il cibo). Non mancano però anoressie adolescenziali, i cui sintomi sono: rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l’età e per la statura, intensa paura di acquistare peso o di divenire “grassi” anche se si è sottopeso, alterazione del modo in cui il soggetto anoressico vive il proprio peso corporeo, le proprie misure e le proprie forme, possibilità di riscontrare vomito auto-indotto e nelle femmine può comparire amenorrea (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi, senza altre ragioni potenzialmente responsabili).

La bulimia nervosa, invece, comporta ricorrenti episodi di “abbuffate”, che comportano la consumazione di un gran quantitativo di cibo in un breve periodo di tempo, solitamente deglutendolo senza masticarlo molto. Le abbuffate, il più delle volte, finiscono a causa di fastidi addominali, sonnolenza, interruzione da parte di qualcuno o per induzione di vomito. I bulimici, di solito, si rendono presto conto che le loro sempre più frequenti abbuffate dominano la loro vita e predominano sulla loro libertà, causando loro dei conflitti interni e dei disagi nell’ambiente sociale. Può portare ad aritmie cardiache, squilibri elettrolitici e disidratazione: rispetto all’anoressia, la bulimia può comportare anche evidenti alterazioni del peso corporeo, ma raramente esse possono costituire una minaccia per la vita.

La Pica consiste in un’assunzione persistente di sostanze non nutritive: esordisce solitamente in bambini tra i dodici e i ventiquattro mesi (ma può essere anche più precoce), e di solito scompare nella prima fanciullezza (ma può persistere nell’adolescenza o nell’età adulta).

La potomania consiste nella necessità non fisiologica di bere grandi quantità di liquidi (acqua e/o qualsiasi altro liquido). La diagnosi differenziale, qui come per altre patologie, deve eliminare la possibilità di cause organiche. È riscontrabile con maggior frequenza nel bambino (tale disturbo, infatti, sembra essere dovuto al fatto che la prima alimentazione del neonato è liquida, e che l’ingestione dei primi pezzi di cibo pone spesso numerosi problemi sia alle madri angosciate per la paura che il bambino si soffochi, sia ai bambini stessi non abituati ancora a masticare).

I disturbi psicosomatici, infine, sono delle malattie della funzione di uno o più organi che causano sintomi psicosomatici non derivanti da lesioni tessutali (che, invece, possono esserne una conseguenza), ma da conflitti economici (la causa, cioè, è d’origine “pulsional-energetica”) non incanalati, affrontati o mentalizzati. Nei disturbi psicosomatici, quindi, l’organo colpito non ha la funzione di simbolo come avviene invece nelle conversioni isteriche, ma è l’espressione dell’eccesso o della mancata stimolazione del medesimo. Tali disturbi, allora, compaiono con maggior frequenza laddove c’è un’organizzazione di personalità in cui psiche e soma sono un tutt’uno, dove non vi è possibilità di conversione c di mentalizzazione. I disturbi psicosomatici, infatti, sono molto più frequenti tra i bambini, e sono principalmente l’insonnia del primo semestre, lo spasmo del singhiozzo, il merecismo, l’asma neonatale, l’eczema infantile, la colica idiopatica, l’emicrania e la rettocolite ulcero-emorragica.



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